No, non mi sono dimenticata di questo blog, ma pensavo di resistere.
La comodità dell'applicazione sul telefono, mi ha dato solo ora la forza di scrivere.
Sono successe tante cose e ho provato altrettante emozioni.
Tralasciando la giornata di ieri che, grazie al set, mi ha ridonato in quelle ore un briciolo di autostima, tutto sembra uguale e banale.
L'emicrania mi sovrasta ogni giorno e no, non c'è solo la scusa del carattere ereditario, ho la testa sovraffollata di pensieri, preoccupazioni, paranoie, sogni e desideri.
Voglio resistere, voglio che la mia soglia del dolore aumenti e non voglio imbottirmi di medicinali inutili che alleviano il male solo i primi venti minuti.
Se nemmeno la musica giusta riesce a farla passare, l'unico modo ormai è crollare in un sonno profondo.
Ormai è passata più di una settimana e ogni notte è dominata dall'insonnia.
Cuore e mente fanno troppo rumore e i miei occhi non riescono a chiudersi.
Stranamente la notte passata sono crollata, ma dopo nemmeno un'ora un incubo mi ha svegliato e sono affogata nel terrore rimanendo sdraiata a fissare il soffitto fino ad aspettare l'alba indorare la camera.
Alla fine non dovrei starmene qua inutilmente a raccontare giornate tutte tremendamente identiche.
Ma non è così.
Sembra come sfogliare un libro e cercare di leggerlo più in fretta perché alcune parti sono troppo noiose.
Poi ti fermi un attimo, guardi indietro e vedi che ogni foglio è inchiostrato da parole, lettere e punti diversi.
Può anche differire di una sola virgola, ma è differente e te ne accorgi solo dopo.
Ma ciò che noti è che sono solo le dita e l'abitudine a cambiare pagina dopo pagina.
Il cuore è rimasto lì, dove hai lasciato il segnalibro.
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