sabato 22 febbraio 2014

Run. Fall. Cry.

Non ho potuto farne a meno.

Ho pensato per tutte le sei ore di lezione a quel sogno.
Durante filosofia mi sono messa a guardare le foto vecchie e ne ho messa una come sfondo.
Mi è venuto da piangere.
Il tempo di asciugare una lacrima il più velocemente e la mia compagna di classe E. se n'è accorta.
Non mi ha detto nulla, ma ha visto che mi sono imbarazzata tantissimo.
Lei oggi stava già male, perché ha chiesto una pausa alla sua fidanzata.
Ho provato a starle vicino, però nelle ultime ore ero proprio in un altro mondo.

Sono uscita da scuola con l'idea di buttarmi subito sul letto.

Ma...mentre ascoltavo una canzone ho iniziato a correre.
Non riuscivo più a trattenere nulla.
Mi sentivo mangiare dentro.
Volevo scoppiare.
Sono andata al mio posto segreto.

Ho iniziato a piangere.

Le lacrime non sono mai scese così veloci.
Come se si sentissero libere e pesanti, pronte per infrangersi sui vestiti.

Quando ho visto che la bottiglia di birra che tenevo semi sotterrata di ricordo è stata buttata via, ho iniziato a singhiozzare.

Non mi sono trattenuta.

Mi facevano male i polmoni e mi bruciavano gli occhi, ma più il dolore aumentava più il corpo diventava leggero, come se fosse vento.

Questa volta sapevo di piangere per qualcosa di lecito.
Non perché mi sentivo vuota o morta dentro.
Ma per la tristezza, la malinconia, per la felicità che ho provato per 10 mesi sfuggita via dalle dita come fumo.
Finalmente ho pianto per qualcosa.

Poi siccome non potevo stare troppo, sono andata verso il cancello di casa, asciugandomi alla bene e male le guance.


Ora vado a prendere Elisa per portarla ad un compleanno.


Volevo solo segnarmi questo momento.


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