mercoledì 6 novembre 2013

Another Day.

I giorni passano.
La mattina mi salutano con una luce tenue e scompaiono nella notte così come sono arrivati.
Delle volte non riesco nemmeno a capire se sto vivendo in maniera completa.

Alessandra è l'unica che sa della mia caduta e quando mi ha accompagnato in bagno, ha voluto vedere cosa avevo combinato.
Non l'avevo mai vista così spaventata e preoccupata.
In un mezzo sorriso le ho detto "Sto bene, tranquilla" e lei di colpo mi ha abbracciato.
Ha capito tutto.
Ha capito che non sto bene e che delle volte è meglio un abbraccio anziché tante parole.

Ad ogni come stai ormai rispondo con un come al solito e nessuno fa più domande.
L'unica cosa che mi viene chiesta è come io faccia a mascherare tutta la sofferenza che provo.
Semplice, non voglio far preoccupare le persone che mi vogliono bene.
Ho questo dono, se così si può chiamare.

I pochi momenti di serenità che fanno riprendere un po' il respiro sono le telefonate con Michael e...i momenti con E.
E. è una mia compagnia di classe.
Forse lei non se ne accorge, ma quel poco di gioia che provo nella giornata è in gran parte merito suo.
Scherziamo e facciamo un sacco di doppi sensi, ci abbracciamo e ridiamo come pazze, fino a farci venire mal di pancia.
Magari mi apprezza così tanto visto che sono l'unica che non la evidenzia per ciò che prova.
A lei piacciono le femmine e io sono stata l'unica a non sembrare sorpresa di questa cosa.
Anzi, spesso ci scherziamo su e sono una delle poche che la prende alla leggera.
Tutte le altre sembrano le Madonne in terra che la considerano una cosa giusta e da rispettare.
Ovviamente, ma anche facendo così, sottolineate questa differenza.
Io invece scherzandoci apertamente, mi trovo più in sintonia con lei.
Penso di provare un affetto speciale e diverso.
Alla fine non esistono distinzioni sul provare sentimenti e per chi.
Quando l'ho vista abbracciarsi con la sua ragazza, ammetto che ho provato una profonda tristezza rispetto a vedere una coppia di miei amici baciarsi.
Anche loro stanno vivendo una relazione a distanza, a febbraio fanno un anno insieme.
Desidero tanto che continuino a costruire il loro amore.


Nonostante questo, come ho detto, Michael mi chiama.
Ci parliamo su Skype.
Ieri ha voluto sentirmi perché gli ho detto che non volevo vederlo domenica.
Mi ha chiesto se mi facesse male stare con lui e io gli ho risposto che mi faceva male vederlo andare via.
Enorme bugia.
O meglio, troppo piccola parte di verità.
Non c'è solo la stazione che mi fa soffrire, ma anche l'idea di essere illusa, di passare una bella giornata e poi cadere di nuovo nell'abisso.
Ho un brutto presentimento, già lo so.
Scommetto che per il concerto non rimarrà a dormire, ne sono certa.
Userà la scusa del lavoro o ne approfitterà che verrà anche Barbara e potranno tornare insieme la sera in treno o magari si fermerà da qualcun altro.
Mi sentirò pateticamente patetica, quando me ne parlerà domenica.
Risponderò accennando un sì con la testa e passerò la notte a piangere come una cretina.
Sì.
Perché se cercavo di sperare in un momento dove avrei potuto capire il da farsi o avrei potuto giocare un asso nella manica, quel momento è andato a fanculo.
"Tira su quel musino".
Ecco cosa mi ha detto, dopo il suo 'domenica parliamo anche del concerto'.
Se è intelligente e acuto, saprà che ormai ho già capito tutto.
Per lui sarà un'ottima scappatoia tutto questo.

Oppure nulla, sono un sacco di fisime che mi sto facendo perché sono stanca di addormentarmi in un cuscino fradicio.
Ma questa opzione è la meno probabile di sicuro.
Per la fortuna che ho io poi...

Niente.
Un altro giorno è passato.
Sembra di vivere in una bolla, imprigionata dai miei stessi sentimenti.
Così è andata.
E un altro giorno passerà di nuovo.




Nessun commento:

Posta un commento