mercoledì 15 aprile 2015

Fear.

Oggi ho partecipato all'open day dell'Accademia di Belle Arti di Bologna.
Ovviamente rispetto a quella di Brera di Milano, non avevo dubbi fosse più "bella e comoda".
Sicuramente bisogna commisurare tutto ai livelli di scuole/università italiane, che come strutture sono al limite dell'accettabile e vivibile e come giornata di presentazione della scuola l'organizzazione è sempre fatta con superficialità e disordine.
Riguardo comunque questo aspetto sono abbastanza tranquilla.
Ho passato due ore nell'aula di presentazione all'indirizzo fumetto e illustrazione.
Ho conosciuto quasi tutti i professori, ognuno per una materia specifica e alcuni abbastanza giovani da potersi confrontare con dei ragazzi che, a mio parere, non sono adolescenti ma nemmeno adulti (come invece pensa la maggior parte dei professori delle scuole terziarie),
Hanno  parlato della prova d'esame di ammissione. Fortunatamente si terrà a settembre e io avrò i mesi dopo la maturità per prepararmi (oltre che iniziare quest'estate e continuare lo studio in quinta). Inoltre hanno dato l'elenco di alcuni testi per l'esame che prevede 20 risposte a crocetta e una aperta dove con alcuni elementi dati bisogna creare una storia.
In più ci sarà un colloquio dove verrà valutata la cultura generale, le motivazioni e dove dovrò mostrare il mio portfolio artistico, il quale per ora è quello che mi preoccupa di più, dato anche che non richiedono i lavori scolastici ma copie di fumetto/illustrazioni, storyboard, copertine inventate, ecc. ecc.
Le materie sembrano tutte molto interessanti, soprattutto quelle pratiche ma devo dire anche quelle tecniche.
Nel primo anno farò una base di informatica e poi inizierò con il graphic design e sono un po' in ansia, siccome penso fortemente ci sarà gente molto più preparata sia come fondamenta del pc sia come uso di disegno.
Hanno calcato molto il fatto sulla ricerca di studenti che siano curiosi, creativi, che sappiano assorbire bene le informazioni. ma che, soprattutto, abbiano qualcosa da raccontare (credo sia l'obbiettivo più difficile per quanto mi riguarda: ho molte cose da dire ma non ci sono mai riuscita, ancora meno con il disegno).
Inoltre hanno spiegato che il primo triennio verterà sul trovare il proprio stile, cosa che io vorrei già trovare ai confini delle tempistiche della maturità.
Insomma sono rimasta anche senza parole, ma non so dire quanto mi abbia lasciato di positivo e negativo questa giornata.
So solo che ho addosso una paura che, al momento, mi impedisce di studiare e fare qualsiasi altra cosa. Per questo ho deciso di scrivere qui, perché almeno a qualcosa potrebbe servire.
Domani ne discuterò con la mia prof di pittoriche, la quale per ora è per me un capro espiatorio (avendo lei lavorato come illustratrice anche alla Mondadori).
Io credo di riuscire a capire quale sia il mio problema e l'origine delle mie ansie e paure: il fatto di dovermi confrontare a qualcuno che teoricamente o praticamente ha più conoscenze e bravure rispetto alla sottoscritta.
Tutta una questione di autostima, come al solito.
La psicologa una volta disse che non è per colpa di noi stessa, ma l'autostima è soprattutto influenzata dai comportamenti che le persone che ci stanno intorno e che amiamo, hanno verso i nostri riguardi.
Fa niente.
Finchè non imparerò a convivere con la mia mancanza di amore e stima verso me stessa sia come capacità che come esteriorità, sarò sempre un passo dietro tutto nonostante le mie bravure.
Mia madre è andata ai colloqui con alcune professoresse un paio di giorni fa e tutte sono orgogliose del mio percorso, ma io non mi sento comunque soddisfatta.
Mia madre è dalla materna che si sente ripetere questa frase "Alessandra è un passo avanti a molti con la sua testa" ora con l'aggiunta di "nonostante sia colorata".
Adesso ovviamente rispetto alla mia classe precedente mi trovo a confrontarmi con gente più brava di me, ma non è quello il fatto, è l'aver ingiustamente perso molte possibilità ed insegnamenti che queste persone migliori invece hanno ricevuto.
Mi dà rabbia e mi fa affondare in un abisso.
La prof di pittoriche, al colloquio, ha affermato che ho dei voti ottimi e che sono da livello di una ragazza di quarta, mentre nella classe c'è qualcuno che è troppo avanti e che io quindi vado benissimo così.
Ma no, invece.
Essere un passo avanti in ciò che si ama, dovrebbe essere un qualcosa che ti contraddistingue dagli altri.
E io non mi sento diversa, come invece ero alla materna, alle elementari, alle medie e al biennio del liceo.
Già alla scuola materna io ero "esentata" dal riposino, perché dormire mi faceva cagare e passavo il mio tempo a disegnare con la mia maestra.
Alle elementari la mia insegnate di italiano, oltre ad avere la meravigliosa idea di usare delle sue ore per avvicinarci al disegno, mi faceva illustrare magari le parole che imparavamo.
Avevo un talento innato per la cromatologia, l'attenzione ai dettagli, all'accostamento dei colori, alla precisione, alla creatività.
Amavo tutto, pastrocchiavo dappertutto.
Alle medie cambiai tre insegnanti: il primo be', riguardo alla storia dell'arte fu ottimo, per il disegno era molto sulla base teorica che tecnica ma non mi lamento; la seconda, lasciamo stare: fu la prima e unica volta che ebbi sette in arte anziché nove; la terza fu una persona orgogliosa di me e delle mie capacità, forse l'unica che riuscì ad infondermi quella importanza e quell'autostima che adesso ho perso del tutto.
Riuscii a battere tutti i commentacci, tutti i cambi di idee che i professori delle medie, i miei ex compagni e i miei genitori cercavano di infondermi per dissuadermi dallo scegliere il liceo artistico.
Quando arrivai al Boccioni mi sembrava il paradiso: atmosfera, amici che non mi giudicavano, materie bellissime.
E poi..una prof di pittoriche che prendeva psicofarmaci e non ci faceva fare un cazzo.
Io non so sfruttare l'anatomia.
Io non so fare un bel chiaroscuro, giusto nelle regole.
Non so cosa mi rimanga.
Forse tutte quelle idee che non riesco a buttare sul foglio come desidero.
Ho tanta paura.
Al  momento l'idea di morire mi spaventa meno rispetto a quella di continuare a vivere.

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